Prefazione
Capitò tutto così in fretta: da una settimana all’altra tutti noi di Autosprint ci trovammo a lavorare per un nuovo settimanale nato dal nulla. Rombo nacque per sfida o per fastidio, e le vere ragioni le sapeva soltanto Marcello Sabbatini, il nostro direttore, che ci comunicò all’improvviso che tutto sarebbe cambiato, che chi lo amava doveva andare con lui accettando un salto nell’ignoto che può ignoto non si poteva.
La nostra banda aveva il gusto più di una setta che di una redazione, un manipolo di giovani disposti a seguire un santone che non conosceva le mezze misure. Ci spostammo da San Lazzaro dove tutti eravamo cresciuti per trasferirci nei locali della vecchia funivia non più funzionante in cima al colle di San Luca: una vista pazzesca su un vuoto assoluto.
Rombo nacque in tre stanze con un’appendice a Milano presso la Grafotitoli dove la domenica notte gli articoli diventavano la matrice di un giornale che sarebbe poi stato stampato da Seregni a Paderno Dugnano. Oggi che con i computer e la rete le distanze, tutte le distanze, si sono annullate è difficile comprendere il disagio di chi in sette giorni era passato da casa e bottega a una realtà scandita da chilometri di distanza. C’era smarrimento e un bel po’ di angoscia ma i “Marcello’s boys” erano prima matti e poi anche capaci e il miracolo si materializzò grazie a uno strumento che in quel lontano 1981 nessuno di noi conosceva, il fax. L’apparecchio che oggi già appartiene alla preistoria era allora l’avanguardia più sfacciata: un mobile dalle forme di un frigorifero vitaminizzato e peggio ancora color arancione che si chiamava Infotec. Quella macchina infernale era capace di sputare alla velocità di un foglio al minuto quello che spedivano da Bologna, articoli, titoli, sommari, menabò che a Milano volonterosi addetti mandavano in fotocomposizione.
Ridete pure, ma noi eravamo increduli davanti a tanta magia, e non dimenticherò mai le lacrime di Sabbatini che assieme a quel sistema a distanza, che all’improvviso aveva reso antidiluviana la dettatura dei pezzi e anche l’uso delle telescriventi, capiva che il modo di costruire i giornali cambiava dalla mattina alla sera, che niente sarebbe stato più uguale a prima.
Rombo voleva essere rivoluzionario, il nuovo contro l’esistente, molto Davide contro Golia, e nuovo lo fu davvero nel taglio delle notizie, nella grafica improvvisata grazie all’impaginatura a freddo contro quella con cui eravamo nati tutti, il piombo rovente delle linotype, e grazie anche allo spirito di chi parte per inseguire ma sente il sangue di corre davanti.
Ho vissuto a Rombo i primi tre anni dell’entusiasmante avventura e mi porto ancora addosso l’adrenalina di quei giorni e le cicatrici di un modo di lavorare che non conosceva le pause e la fatica. Ero giovane, eravamo tutti tanto giovani, ma se ripenso alle mie trasferte al seguito dei rally mondiali che si correvano senza soste di giorno e di notte, e poi al ritorno con scali aerei intermedi e i pezzi che scrivevo con l’indistruttibile Olivetti portatile (sia durante il volo e sia nelle saletta d’attesa) per arrivare con tutto pronto a Milano e lì passare la notte a controllare i testi degli altri fino all’ok si stampi! resto ancor oggi incredulo. Anche perché tutto questo non chiudeva però la fatica perché poi bisognava tornare in auto a Bologna e quell’auto (del direttore peraltro) la guidavo io, unico costretto a stare sveglio dei quattro a bordo, con il sole che da Piacenza verso casa sorgeva e diventava una palla fissa e abbagliante davanti agli occhi. Rumba finita? Macché: il capo ci voleva tutti in riunione alle 16 per buttare giù il timone del nuovo numero. Sadico Sabbatini e masochisti noi, ma tutti comunque contenti perché quella follia ci accomunava e ci faceva credere imbattibili.
Quando, a metà 1984, mi offrirono la direzione di Autosprint avevo appena 37 anni e capivo che davanti mi passava il tram della vita: non potevo non salirci anche se il rischio era di restarci sopra ben poco per evidente incapacità. Osai e sono poi rimasto su quel ponte di comando per 15 esaltanti anni, ma staccarmi dalla mia compagnia di giro, dal genio inarrivabile di Sabbatini e dalla bravura dei colleghi con cui ero cresciuto fu un dolore inimmaginabile. Rombo resterà sempre una meravigliosa e disperata esperienza che valeva davvero la pena di essere vissuta.
Carlo Cavicchi
Presentazione
Ho avuto l’onore di conoscere Marcello Sabbatini negli anni ’90, poco dopo la chiusura del suo rapporto con ROMBO. Me lo presentò l’amica Logan Bentley, con la quale avevo parlato di un progetto che avevo in mente: La storia della Formula Uno su CD-ROM.
Marcello non era avvezzo alla tecnologia e ci volle un po’ per illustrargli quello che avevo in mente.
Ricordo quel pomeriggio, eravamo seduti nel salotto della sua casa a San Lazzaro di Savena; la gentilissima Signora Maria Pia, sua moglie, ci aveva servito un tè. Io che per anni lo avevo seguito come direttore di Autosprint e ROMBO, ero emozionantissimo a stare seduto lì con lui.
Prima di parlare del progetto mi aveva fatto da Cicerone tra i ricordi di cui la casa era piena, poi aveva tirato fuori foto, appunti, libri con dedica... tutte cose che per me rappresentavano quasi delle reliquie.
«Ora spiegami di questo progetto. Logan ha avuto un bel dire su di te.»
Mentre parlavo e spiegavo, lui faceva domande: voleva capire com'erano i CD, come potevano funzionare. Avevo con me il mio portatile e avevo anche un paio di CD che si avvicinavano, per contenuti, a quello che volevo fare; glieli illustrai.
Mi chiese spiegazioni sulla pianificazione, su possibili interessi e mi pose alcune domande alle quali non seppi rispondere. Gli dissi che avevo una società interessata alla produzione che poteva coinvolgere SACIS (RAI) per la distribuzione, ma era tutto una scommessa.
Probabilmente però notò l’entusiasmo, la voglia: mi fissò negli occhi e mi disse «VA BENE, FACCIAMOLO!»
Questo libro è nato in modo simile. Ne parlai con Giorgio Serra, che mi diede del pazzo e io gli risposi: «… È come se Marcello mi stesse dicendo di nuovo: “FACCIAMOLO!”»
Questo è un tributo a loro e al loro modo di fare giornalismo. A Marcello e al suo “pungiglione” che non si è mai voluto piegare, all’ironia e della punzecchiante matita di Giorgio; ma anche alla nutrita schiera di giornalisti che componevano quella storica e ineguagliabile redazione.
Il libro accenna solo ai più rilevanti fatti di gara - che invece sono i protagonisti delle bellissime tavole riassuntive di “Rombaccio” - e raccoglie invece articoli, più che mai “dietro le quinte”, della Formula Uno, della politica controversa capitanata da Balestre e Ecclestone, del rapporto tra Sabbatini e detta politica, del rapporto di amore odio tra lui e il grande vecchio, Enzo Ferrari, i risvolti delle lotte interne della scuderia e tra la scuderia e FIAT... Insomma, la Formula Uno come piaceva raccontarla a Marcello e come lui aveva insegnato a raccontarla ai suoi giornalisti.
Per ogni stagione troverete anche una presentazione con dati, piloti, scuderie e con una micro cronaca di ogni gara, quanto basta per aiutare a capire gli articoli e le vignette.
Il tutto si concluderà con un ricordo del grande Mauro Forghieri, venuto a mancare durante la stesura di questo testo, ricordo realizzato sempre con articoli dell’epoca.
Spero di risvegliare il sogno di una Formula Uno di altri tempi, negli anni in cui arrivavano una primordiale elettronica in pista, ottimamente descritta da un giovanissimo Alberto Sabbatini, la prima telemetria, le sospensioni attive, il turbo, il cambio automatico al volante, la comunicazione box-auto-pilota, le prime telecamere on-board.
Gli anni di Lauda, Prost, Piquet, Senna, Rosberg, Mansell, ma anche dei grandi italiani come Alboreto, de Angelis, Patrese. Purtroppo anche dei gravi incedenti mortali come Villeneuve, Paletti e de Angelis e della scomparsa di due colonne storiche come Colin Chapman, patron della Lotus, e Enzo Ferrari, nonché del grave incidente che segnerà per sempre Frank Williams.
Paolo Cognetti
Foto di alcuni contenuti
Hanno detto...
Paolo Cognetti, con questa stupenda opera, ha avuto il grande merito di raccontare attraverso le vignette del geniale Giorgio Serra alias Matitaccia, le fotografie di tanti illustri fotografi professionisti come Angelo Orsi ed Ercole Colombo e soprattutto le storie magistralmente raccontate da giornalisti pioneristici e che hanno fatto scuola, come Marcello Sabbatini e Carlo Cavicchi, la storia di un decennio di motorsport: quello degli anni 80.
Tanti racconti, aneddoti, curiosità, fatti inediti, raccolti in questo libro che definirei enciclopedico, solo per veri appassionati.
Walter Sciacca
Global Expert in Motorsport Real Estate Development
Ex Amministratore Delegato e Direttore dell'Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola
... adesso me lo devo sfogliare con calma, risvegliando ricordi lontani di episodi sopiti che però prendono vita alla primissima occhiata e mi commuovono. Risento la voce del Direttore che mi lancia il tema del giorno, il mio arrovellarmi per interpretare i suoi desideri, le ore e ore a disegnare, rivedo lo sguardo divertito di quegli occhiacci da Mangiafuoco alla consegna delle tavole, risento lo squillo del campanello di casa in piena notte col postino che reca un telegramma. Lo spavento nell'aprire il foglio giallino ripiegato e la risata nel leggere il contenuto: "Sei stato bravo! MARCELLO SABBATINI"
Ieri, un secolo fa!
Giorgio "Rombaccio" Serra
Autore
Paolo Cognetti
Dopo aver conseguito il diploma di Perito Meccanico e aver capito che in quel momento non era qualcosa dal promettente futuro, nel 1980 si converte alla “novità”: L'informatica. Ne consegue un diploma biennale da Analista Programmatore. Dal 1985 al 1989 si dedica al supporto dei clienti dell'Apple Macintosh, del quale aveva comprato uno dei primi esemplari arrivati in Italia, lavorando per una grande catena di negozi romana e collaborando con Apple Italia e altre realtà.
Nel 1989, contagiato dalla grande amicizia con Gianni Boncompagni, fonda la Frame by Frame che, prima in Italia, produce grafica interattiva in diretta TV con il computer di casa Apple, realizzando i contributi grafici per trasmissioni rimaste nella storia come “Non è la Rai” e il gioco “The Lion Trophy Show”.
Nel 1995 progetta e realizza, in collaborazione con Marcello Sabbatini, storico direttore di Autosprint e Rombo, l’opera “La leggenda della Formula 1” su CD-Rom, distribuita da SACIS (RAI) in 6 lingue.
Tra il 1994 e il 1996 realizza alcuni dei primi siti internet di trasmissioni televisive per Rai e Rai Educational.
Dal 1997 al 1999 collabora con la rivista MCmicrocomputer come redattore del settore Macintosh e con Flashnet uno dei primi Internet Provider italiani.
Nel 1998 progetta e realizza il sito istituzionale della Honda Italia Industriale che cura fino al 2009. In Honda Italia "inventa" e si occupa anche del coordinamento dei Club ufficiali di motociclisti, organizzando numerosi raduni.
Da appassionato di storia dell’informatica e collezionista, nel 2009 organizza a Roma l’evento commemorativo “Macintosh: una storia lunga 25 anni”; partecipa a varie mostre tra cui nel 2011 “Comunicando”, all’Ex Carcere di Avellino nell’ambito dei 50 anni dell’Unità d’Italia e nel 2012, “GameZero 5885”, presso il Museo MACRO Roma; cura la parte espositiva dell’evento “A Tribute to Steve Jobs” tenutasi il 4 ottobre 2012 al Museo MAXXI di Roma e nel 2013 quella dell’evento “1977-1987 Quando il computer divenne Personal” presso il palazzo dei convegni di Jesi. Nel 2016 è fondatore e Presidente del Vintage Computer Club Italia; organizza, nel 2018 e 2019, “Vintage Computer Festival Italia” due grandi eventi in collaborazione con la Vintage Computer Federation americana, con i quali porta al grande pubblico macchine, storie e personaggi del pionierismo informatico. Nel 2017 viene chiamato da Rai Cultura per realizzare una striscia settimanale inerente la storia del Personal Computer all’interno della trasmissione Digital World.
Realizza la pubblicazione “1977-1987 Quando il Computer divenne Personal“, che in poco tempo diventa la bibbia per gli appassionati di storia del PC.